Give back to the Sea His Breath
Progetto fotografico nato nel 2019 e ancora in opera, atto a denunciare l'impatto dell'uomo sull'ambiente; un ambiente fin ora percepito come inerme palcoscenico delle azioni umane. 
Una serie di ritratti ambientati dove al centro della scena vi è l'uomo, quale artefice e al contempo vittima di se stesso, dentro un paesaggio che non riconosce più come "Casa vivente". La centralità dell'uomo nel ritratto ha come obiettivo quello di attirare immediatamente l'attenzione dell'osservatore, e  solo dopo averla raggiunta, decentrare il soggetto attraverso uno sguardo critico e disincantato che induca ad una riflessione profonda.
Un uomo che cerca di riemergere dalle acque ormai soffocate da un inquinante e inquietante prodotto della cultura del consumo, la plastica, la quale invade gli oceani con milioni di tonnellate di rifiuti annui, considerati dai più come prodotti "usa e getta" ma che in realtà  sono destinati a perdurare per centinaia di anni stravolgendo così i delicati equilibri degli ecosistemi. 
L'era dell' Antropocene ha fatto sì che l'uomo si ritenesse al di sopra degli altri esseri viventi e pensasse a se stesso come l'unico in grado di decidere e manovrare le sorti dell'intero Pianeta.
Tuttavia, fenomeni atmosferici sempre più devastanti stanno mettendo a nudo un'altra verità e cioè quella di un Pianeta che reagisce e si difende dai soprusi ricevuti; reazioni che avranno un peso non tanto per il destino della Terra, la quale sopravviverà a noi, ma al rischio di estinzione al quale noi stessi ci siamo sottoposti. 
L'obiettivo di questo progetto é dunque una denuncia sociale e civica. I toni freddi e cupi delle immagini fanno emergere una sensazione di ansia e sgomento di fronte a quel soffio vitale morente che cerca di liberarsi da quel trasparente materiale da lui stesso prodotto; vuole mettere in luce quello che sarà il nostro futuro se non torneremo alla Terra, se non ci riconcilieremo con tutti gli altri esseri viventi che ne fanno parte, ridimensionando il nostro posto nel mondo. 
Il nostro debito nei confronti della natura è un debito ecologico, sociale e culturale e l'arte può e deve essere uno strumento attraverso cui rendere manifesta la resistenza individuale e collettiva
Progetto fotografico nato nel 2019 e ancora in opera, atto a denunciare l'impatto dell'uomo sull'ambiente; un ambiente fin ora percepito come inerme palcoscenico delle azioni umane.  Una serie di ritratti ambientati dove al centro della scena vi è l'uomo, quale artefice e al contempo vittima di se stesso, dentro un paesaggio che non riconosce più come "Casa vivente". La centralità dell'uomo nel ritratto ha come obiettivo quello di attirare immediatamente l'attenzione dell'osservatore, e  solo dopo averla raggiunta, decentrare il soggetto attraverso uno sguardo critico e disincantato che induca ad una riflessione profonda. Un uomo che cerca di riemergere dalle acque ormai soffocate da un inquinante e inquietante prodotto della cultura del consumo, la plastica, la quale invade gli oceani con milioni di tonnellate di rifiuti annui, considerati dai più come prodotti "usa e getta" ma che in realtà  sono destinati a perdurare per centinaia di anni stravolgendo così i delicati equilibri degli ecosistemi.  L'era dell' Antropocene ha fatto sì che l'uomo si ritenesse al di sopra degli altri esseri viventi e pensasse a se stesso come l'unico in grado di decidere e manovrare le sorti dell'intero Pianeta. Tuttavia, fenomeni atmosferici sempre più devastanti stanno mettendo a nudo un'altra verità e cioè quella di un Pianeta che reagisce e si difende dai soprusi ricevuti; reazioni che avranno un peso non tanto per il destino della Terra, la quale sopravviverà a noi, ma al rischio di estinzione al quale noi stessi ci siamo sottoposti.  L'obiettivo di questo progetto é dunque una denuncia sociale e civica. I toni freddi e cupi delle immagini fanno emergere una sensazione di ansia e sgomento di fronte a quel soffio vitale morente che cerca di liberarsi da quel trasparente materiale da lui stesso prodotto; vuole mettere in luce quello che sarà il nostro futuro se non torneremo alla Terra, se non ci riconcilieremo con tutti gli altri esseri viventi che ne fanno parte, ridimensionando il nostro posto nel mondo.  Il nostro debito nei confronti della natura è un debito ecologico, sociale e culturale e l'arte può e deve essere uno strumento attraverso cui rendere manifesta la resistenza individuale e collettiva

Give Back to the Sea his Breath, Sicily 2019

Give back to the Sea His Breath

Give back to the Sea His breath

RIMASE SOLO CENERE/ 
THERE WERE ONLY ASHES LEFT.
In an open, natural setting, the work depicts a half-naked woman lying on the ground. Her long red hair is mingled with the earth, just as her hand and arms are sprinkled with soil that sinks forcefully into ground as if to became one. The woman's expression comes across as impactful and sorrowful:the work is thus meant to represent the pain of Mother Earth, which is on fire, deviated,consumed and wounded by human selfishness and carelessness. Every day we are destroying more and more of the the elderly, victims of capitalist system that increasingly distance us from the love of Nature, Earth and 
Life. Yet from the ashes, there emerges a resilient cry that makes its way through the rubble and piles of what is left, somewhat like the woman's red hair that rekindles hope for a better future
Text curated by Matilde Della Pina Curator ( M.A.D.S artgallery)

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